Pedagogia immaginale

La Pedagogia immaginale, nata intorno all’anno 2000, ad opera del gruppo di ricerca raccoltosi intorno a Paolo Mottana, professore di filosofia dell’educazione all’Università di Milano Bicocca, è orientata a rifondare e approfondire una cultura delle immagini, dell’immaginazione e dell’immaginario come luoghi nei quali più evidenti si manifestano i guasti di un’epoca contraddistinta dal primato della ragione calcolante, della mercificazione e della perdita di rapporto tra uomo e mondo.

Il suo compito precipuo si può riassumere nella costruzione di una cultura orientata ad una cura e ad una rinnovata etica dello sguardo, della sensibilità e della conoscenza da ripensare come pratiche poetiche ed immaginative.

I suoi sentieri principali sono:

– riscoprire la lezione di una cultura dell’immagine e dell’immaginazione così come è stata delineata soprattutto da pensatori del ‘900 quali Gaston Bachelard, Henry Corbin e Gilbert Durand, da psicoanalisti come Carl Gustav Jung e James Hillman e da artisti e interpreti d’arte come Jöe Bousquet, Yves Bonnefoy, Rainer Maria Rilke. Una cultura che attribuisce primarietà all’immagine simbolica rispetto al discorso concettuale, ad un’immaginazione orientata in senso sintetico e “mistico”, secondo l’espressione di Gilbert Durand, rispetto ad un’immaginazione dominata da schemi di tipo geometrico e astrattizzante come quelli prodotti dalla razionalità scientifica e disciplinare.

– promuovere l’archeologia di un pensiero preoccupato di restituire unitarietà al rapporto tra uomo e mondo, attraverso il medium immaginativo, riscoprendo i tesori sepolti nella tradizione ermetica, nella filosofia rinascimentale neoplatonica, nella dottrina alchemica medievale e moderna, nella filosofia simbolica, romantica e surrealista.

– restituire valore conoscitivo e veritativo alle immagini artistiche come autentiche fonti di un sapere non concettualmente chiuso ma metaforicamente e simbolicamente aperto e plurale. Restituire dunque agli artisti capaci di esprimere il “mondo immaginale”, cioè la regione intermedia del reale in cui gli oggetti sono visioni e apparizioni dense di significati inesauribili,  il ruolo di autentici maestri proprio in quanto capaci di proporre forme viventi in grado di liberare la nostra comprensione del mondo dalle catene prodotte dall’esigenza di dominare astrattamente e concettualmente il reale.

– fondare una educazione determinata a salvaguardare una visione immaginale della realtà in cui la separazione tra individuo e natura, tra maschile e femminile, tra spiritualità e materialità, sancita da tali forme di razionalità, venga revocata. Tutto ciò con il proposito di fecondare uno sguardo non dominatore e profittatore, come quello dell’uomo moderno, ma accogliente e diffuso, capace di dimorare nel mondo e di avvertirlo come un organismo vivente, animato e dotato di una propria peculiare personalità e vocazione da adempiere.

– istituire percorsi di educazione immaginale in cui, attraverso il paziente lavoro di esplorazione e meditazione di opere immaginali, in grado di simboleggiare un mondo ancora integro e di restituirlo come sapere inesauribile, si attinga una conoscenza poetica, una intuizione profonda dei legami invisibili che fanno dell’intero cosmo un pluriverso vivente. Tali percorsi vengono orientati intorno a grandi tematiche simboliche e archetipiche, considerate come nuclei, punti di incrocio delle forme di legame che stringono il mondo in un grande tessuto di senso. In questo senso le tematiche affrontate, che aderiscono ai significati più radicali del mondo della formazione, riguardano tanto gli elementi empedoclei, quanto i simboli mitici della natura, della vita umana, i temi e le forme dell’educazione (dalla terra e dall’acqua ai simboli dell’albero, della sfera, della scala a quelli dell’infanzia, della trasformazione, dell’eros, per fare qualche esempio).

La ricerca effettuata fino ad oggi e testimoniata nei volumi indicati in bibliografia, ha cominciato a porre le basi per una revisione radicale del discorso teorico in pedagogia e in filosofia dell’educazione restituendo significato ad un sapere di carattere immaginativo e poetico, aperto al possibile e orientato da una conoscenza di tipo partecipativo e globale (non intellettuale e parcellizzata).

In tal senso ha messo a punto una metodologia di ricerca e formazione intorno alle immagini determinata a selezionare le opere artistiche dotate di spessore immaginale e a realizzare percorsi di esplorazione e meditazione riflessiva della materia simbolica.