Enjoy your lesson (2)

Enjoy your lesson (2)
Caro studente che vai a lezione carco di libri e parco di speranze, che cosa puoi fare tu perché quel teatro dove si consuma il tuo “sequestro educativo” diventi una possibile fonte di godimento? E non di polverizzazione della tua pazienza e di triturazione delle tue fantasie? Anzitutto puoi mettere in scena il tuo desiderio, postularlo, manifestarlo. Non andare lì come si va dal dentista o a cena dai parenti, annoiato e con quel senso di minaccia che effettivamente la scuola trasmette (già a partire dai suoi muri gaiamente addobbati, dalle sedie lussuriose e dagli arredi pieni di buon gusto, si fa per dire). Vacci con l’eccitazione e il pungiculo di un appuntamento. Certo, so che ti vai a infilare dentro un’aula grigia con compagni dai calzini marroni che tu non hai scelto. Questo è vero ma prova a ribaltarlo. Fai una simulazione, credici. Fatti bello/a, datti una profumata, infilati una sciarpa sgargiante che calamiti l’attenzione. Porta la tua faccia più entusiasta e con essa introduciti nell’aula che sa di candeggina con l’aria di chi chiede: è qui la festa? Porta il tuo corpo dentro l’aula, con il suo flessuoso andamento animale, porta la tua giovinezza, non lasciarla fuori dalla porta, non esibire solo la tua depressione e la tua noia. Di tanto in tanto sorridi alla professoressa di matematica, portale dei fiori. Porta dei fiori anche alle tue compagne o ai tuoi compagni. Arriva con la ferocia del desiderio di far saltare le righe. Proponi sempre qualcosa, bacia tutti. Abbraccia il professore, ne sarà elettrizzato, resterà senza fiato. Vigila soprattutto. Non permettere che stritolino il sapere dentro la morsa dei loro sussidiari. Porta libricini odorosi, gonfi di foglie e di vecchie cartoline. Falli girare. Porta del cibo succulento, non solo per te ma per fare festa. Chiama gli altri ad esigere il proprio tempo, a stanare la cultura fino a che non inizia a perforare i muri. Reclama di uscire, di vedere i luoghi, esplorare i cantieri, entrare nelle botteghe, decifrare i misteri delle pasticcerie, fotografare e filmare il mondo e ritrovarlo solo dopo dentro quell’aula che si sarà trasformata in un laboratorio alchemico prufumato di ambra e di bergamotto. Chiedi che ci siano sensi e colore dappertutto. Quando vuoi azzittire il professore, fai partire una musica dolcissima dal tuo amplificatore personale. E danza. Avvicinati ai compagni, alle compagne, con fare seducente, e accendi i loro ormoni. Perché no? Se poi otterrai una sanzione, sarà stato per amore. Una nota disciplinare sarà una lieta pena per questo atto bellissimo di “terrorismo poetico”. Sei tu che puoi impedire lo scempio del sapere, la sua mortificazione e, con essa, la mortificazione del tuo corpo e del corpo senziente che formi con i tuoi compagni. Riscattali con la rivendicazione dell’appropriazione profonda delle materie, incarnata in azioni sceniche, in recitazione, in corpo a corpo con gli oggetti ancora vivi e vivibili. Sii manifestazione vivente a partire da te stesso/a, nei tuoi vestiti, nella tua voce, nei tuoi gesti, sii desiderio e poesia in azione. Non permettere a nessuno di abbrutirti con la mediocrità di una lezione malpreparata, con testi scolastici pachidermici e inutilizzabili, con lo stridore dei gessi sulle lavagne o con i rituali irricevibili dell’interrogazione e del compito in classe. Chiedi che non si valuti, ma che si restituisca, si baratti il sapere con un ringraziamento, quando lo merita. Chiedi semmai che si valutino solo i comportamenti che scaturiscono da un coinvolgimento profondo, che si valuti solo su richiesta, di chi impara, non del sistema paranoide che soffoca e inchioda ogni cosa ancora in vita. Imponi l’esperienza, le storie, la foresta dei simboli e le stratificazioni dell’immaginario, chiedi materia palpitante, odorifera, palpabile, gustabile, amabile. Installa la tua inequivocabile presenza fragrante e immensa, irriducibile, al centro di uno spazio che può diventare scrigno di incandescenze, firmamento scintillante, oltrenero sottomarino, folto boschivo, pioggia fitta e inebriante, labirinto sotterraneo, bagno di fango tiepido, fonte di acqua luminosa e carezzevole. Sii l’attore principale, rifiutati, ostacola l’idiotizzazione perseguita da chi entra in aula solo per timbrare il suo destino di cùlculo del sistema. Lo puoi fare con la tua energia ancora intatta. Ribalta i ruoli, spruzza il tuo desiderio come un gatto nero e affamato sulle pareti e sui banchi, esigi l’intensità, la densità, gli orizzonti infiniti!

with 1 comment 1

One comment on “Enjoy your lesson (2)”

  1. Serena

    Bellissimo testo. Con rimpianto, mi sono immaginata quanto la scuola mi sarebbe sembrata diversa se avessimo letto un testo simile in classe, e se il professore di storia e filosofia avesse avuto un po’ meno chiusure e misoginie assortite (era una classe solo di ragazze, in un linguistico molto traumatizzato da suicidi, persone con attacchi di panico, o provvedimenti disciplinari drastici). Grazie!

    Reply

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *