Perdono

L’inconscio, il conflitto, le lotte, hanno fatto epoca. E non solo perché pare non siano più tanto di moda ma perché le psicologie positive ormai la fanno da padrone. Come se la psicoanalisi ma prima di lei le filosofie radicali, i pensieri e le opere più profonde che ci hanno rappresentato il mondo oscuro sul quale galleggiamo quando va bene come piccole barche sopra l’oceano, avessero finito di mostrarci quello che siamo.

Oggi non passa giorno che non legga di qualcuno, più o meno paludato di qualche titolo terapeutico,  di maestro, di guru, di trainer, di coach o di altre più o meno fantasiose denominazioni che predica che i problemi non sono al di fuori di noi ma in noi. E fin lì, fatte salve magari delle precisazioni, si potrebbe anche concordare (sempre fino a un certo punto). Ma poi sono le soluzioni che lasciano interdetti, di più, storditi.

Distogli il tuo pensiero dalle zone negative, rivolgilo altrove, fai il vuoto, medita, prega, l’infelicità sta solo nella nostra incapacità di essere felici. Nella debolezza che ci porta a pensare ciò che ci fa male invece di ciò che ci fa bene. Il tuo male sta nel pensare male Pensa bene.

Noi crediamo di poter controllare i nostri pensieri, quella nebulosa densissima e iperstratificata che ci attraversa costantemente e che, come un mare in tempesta, fa apparire e sparire, frammenti di immagini, parole, frasi, in un moto di accavallamenti e scomparse, di fughe, riapparizioni e derive senza fine. Possiamo davvero controllarli, dirigerli, mandarli dove vogliamo?

Stai qui ed ora. Stai nel tempo presente. Facile, facilissimo, come bere un bicchier d’acqua. Ma cosa significa davvero? Uscire dall’intelletto. E’ l’intelletto che fa male. Non bisogna più pensare ma sentire. Stare qui. Qui dove? Nell’immagine? Nelle parole (meglio se non si capiscono, come i mantra)? Dobbiamo muggire tutto il tempo qualche sillaba primordiale, per fugare la memoria, o le paure, o le rappresentazioni che ci perseguitano?

Dovremmo, come suggeriva Goleman nel suo primo celebre libro sull’intelligenza emotiva, a fronte di un litigio, stopparlo e ritirarci un momento per controllare, con le dita sulla gola, il battito cardiaco e, qualora superi una certa quota, non ricordo, forse 150 battiti, chiedere una sosta e poi riprendere? E perché non interrompere un litigio e celebrare una messa? Proprio nel momento del massimo furore: far suonare un gong interiore. Scusa ma adesso occorre fare il vuoto. Oppure, scusa ma adesso devo pregare un po’.

Perché no? Facciamo un bel vuoto. Mentre veniamo maltrattati, umiliati, presi a sberle dalla realtà, un po’ di vuoto, un po’ di concentrazione sulle cose belle, o, se non ci sono, sul vuoto, sempre a portata di mano. E via.

Vorrei dirlo ai profughi sui barconi: ragazzi, perché non fate il vuoto, o recitate un bel mantra, o vi spalmate questo bell’olio sul terzo occhio o sul chackra del cuore? Tranquilli, male che vada annegherete ma non sarà nulla perché voi sarete in pace.

Me lo dico continuamente, dai Paolo, ora smettila di pensare ai colleghi dell’università, alle fidanzate che ti hanno lasciato nella merda, al colpo che hai appena preso aprendo l’armadietto, all’auto che si è fermata in autostrada, alla schiena che ti duole, al cortisone che te ne procura di tutti i colori. Ora devi solo mangiare meglio, possibilmente vegan, poi concentrarti sulla bellezza dell’universo, meditare, perdonare, soprattutto perdonare perché l’energia che si spreca restando attaccati ai propri nemici è una vera follia. Quindi adesso spalanca i polmoni alla dolce brezza del creato e: perdona. Sì, perdona loro perché non sanno quello che fanno. No, questo non va bene. Proprio perdona e basta. Perdona, perdona. Vedi come ti senti meglio? E poi attenzione: la più suprema delle misure: perdona te stesso. Eh sì, è difficile, ma devi perdonare te stesso, devi amare te stesso. Amati, perdonati. E poi finalmente amerai tutti, anche le zanzare. Ti hanno appena punto? Medita. Anche loro sono figlie del prodigioso disegno che tutto integra in sé in perfetta armonia, se solo la smetti con le tue preoccupazioni da piccolo borghese vittimista e piagnone.

Anche in anni non sospetti si dava del piccolo borghese a quelli che piagnucolavano, però non gli si diceva di meditare, poi si andava a occupare le fabbriche, le scuole, a fare a sassate con i fascisti e la polizia.

No, oggi la soluzione è più semplice. La polizia, sono uomini come noi, perdonali. I fascisti, perdonali, hanno avuto una brutta infanzia. I mafiosi, ma via, un po’ di meditazione e passa tutto. Non guardare i mafiosi, guarda gli studenti che marciano per un futuro migliore per le strade di Palermo con le armi della pace. Anche prima però ci dicevano di non guardare i mafiosi, e di non sognarci di dire nulla di loro. No, ora parla ma pacificamente, le aggressioni non servono, la rabbia fa solo male, prendi questa tisana alla malva, vieni che con un massaggio ayurvedico ne uscirai come un bambino, magari un po’ unto ma trasformato. Anzi direi trasfigurato.

Proporrei un bel massaggio ayurvedico a tutti quelli che hanno perso il lavoro e manifestano davanti a Montecitorio. Anzi, un trattamento completo: massaggio, tisana rilassante, un po’ di meditazione, yoga e cenetta vegana. Così si risolve il conflitto sociale, quello tra uomo e donna, quello tra figli e genitori, tra alunni e allievi. Tutto è buono, basta guardare il punto giusto. Che so, a scuola non pensare all’interrogazione o al brutto voto che hai appena preso, fissa i capelli dorati della tua compagna e fai il vuoto. Oooommmmm.

Ma sì, perché no. Noi possiamo davvero, da soli, anzi solo da soli, cambiare il mondo. Basta smettere di guardare lì dove fa male. La morte? Non esiste più, tu sei qui ed ora. La morte? Un passaggio. Poi rinascerai come fiore, lumaca, scarafaggio o forse diventerai un maestro. Chi oggi non ha un maestro? Un bel maestro che ti guida fuori dai flutti infuriati della vita e ti porta la pace.

La pace, sì la pace. Che bello. Fai brutti sogni? Medita prima di dormire, vedrai, quando sarai bravo guiderai i tuoi sogni. I grandi maestri ci riescono. E poi, male che vada, con un pizzico di sostanze ci si può arrivare anche senza troppo esercizio. Ma tu medita, recita il tuo mantra, mangia leggero, spalmati l’olio di erbe sulla fronte. Accendi un incenso, fatti un lungo bagno con le candele accese e le fumigazioni di ambra e oppio e dormi.

Tornano i pensieri? Torna la rabbia? Più incenso, più meditazione, più vuoto, più perdono, più seitan. Soprattutto perdono. Non vorremo costruire una civiltà del risentimento… Tutti abbiamo il nostro posto nel mondo. Le concatenazioni di disastri della nostra vita sono nell’ordine del mondo, prefigurano la grande rinascita. Ma senza il tuo tumore, senza la perdita di tuo figlio, senza la paralisi, l’alzheimer, la gotta, il cimurro, come saresti potuto divenire quello che ora sei, un rottame appunto?…

No scherzavo, vedi nella vita tutto quello che accade ha un senso. Tu dovevi cadere quel giorno per incontrare quell’infermiera che poi ti hai sposato e poi lei ti ha tradito e tu sei finito in depressione e però poco prima di toglierti la vita hai conosciuto il maestro, che ti ha guarito, e ora sei un iniziato. Non vedi? Tutto era preordinato!

Più vado avanti a scrivere questo post più sto meglio. Sì, vedo che un’aureola mi circonda, oh che bello. Accendo un incenso già che ci sono. Sì, ora comprendo. Sì, è vero alcuni miei colleghi sono un po’ birichini con me ma lo fanno per la mia vocazione, perché è scritto. Di sicuro mi aspetta un cambiamento. Ora mi metto un po’ d’olio nel chakra del braccio che mi fa male. Smetto di fare la mano a pugno. Basta! Perdona. Perdona. E’ colpa tua? Ma no, la colpa non esiste. Non c’è colpa. Non c’è responsabilità. Tutto accade esattamente come deve. Impara a vederlo. Vedi la coccinella che si infila nella corolla del fiore? Non vedi la meravigliosa armonia dei suoi colori con quelli della pianta? Oh, una lucertola se l’è mangiata. Va bé, senza lucertole come faremmo, danno da mangiare agli uccelli(soprattutto le averle ho scoperto) e  prima di esserne divorate li perdonano. Noi siamo come creta nelle mani di dio e lui stringe, stringe, fino a spappolarci ma è giusto così. La vita è imparare a morire. Impariamo gioiosamente a morire! Perdoniamo, perdoniamo. Meditiamo, oliamoci, rilassiamoci, danziamo la biodanza, mangiamo tofu e radici, le radici fanno bene, dobbiamo tornare alle radici.

Hai fatto un brutto sogno, l’hai sognata di nuovo? Ti ha fatto male? Tanto? Tanto da spezzarti un braccio contro l’armadio? Hai anche bruciato l’auto dove viaggiavate insieme? Hai cercato di tagliarti le vene? Ma via, non vedi che in tutto questo c’è un disegno, ora sono qui. Ora meditiamo insieme. Rilassati.

Stai bene, cool, zen. Ci sono qui io. Non pensare a nulla, non ricordare nulla, non essere più nulla. Scompari con me. Forza. Vivere e morire è indifferente. Impariamo a morire in vita. Basta rabbia, basta dolore, basta paura.

Stiamo nella pace e nella gloria dell’infinita armonia del tutto.

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One comment on “Perdono”

  1. giuseppe

    E poi, come dicono nei film anche a chi è evidentemente spacciato: “andrà tutto bene!”

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