Il simbolismo dei 5 stelle e del mondo politico contemporaneo: annotazioni

Il simbolismo dei 5 stelle e del mondo politico contemporaneo: annotazioni

Spesso ciò che ci sfugge è il più visibile.

Proviamo a guardare i volti del nostro nuovo mondo politico, forse riusciremo a capire qualcosa di più delle sue idiosincrasie, delle sue opposizioni insanabili, delle sue patologie.

Guardiamo all’antipatia diffusa per i 5 stelle nel nostro corpo politico. Perché irritano tanto? Cosa portano nel loro aspetto, nei loro messaggi, nel loro linguaggio che risulta così indigesto a tanti e diversi?

Anzitutto l’aspetto puer. Di loro si parla come di incompetenti, ingenui, senza esperienza, addirittura imbecilli e peggio. In effetti nei 5 stelle c’è questo elemento, sia nelle loro proposte, sia nel loro aspetto: Di Maio ha la faccia di un fanciullo, ha gli occhi grandi, è veloce e entusiasta. Più in generale la giovinezza è stata il tratto caratteristico dei 5 stelle, così come quello di movimento nascente. E non dimentichiamo che dietro al Movimento, a inaugurarlo, abbiamo la figura del Folle, del Trickster, di Grillo, nomen omen, che è impossibile da prendere, che salta di qui e di là, che è iconoclasta e che fa saltare le categorie del politico.

Carattere in cui lo ha preceduto Berlusconi che forse per primo portò l’ermetico in politica, con il suo essere sempre diverso, con il dire un giorno una cosa e il giorno dopo l’opposto, con il suo lato benefico e il suo lato corrotto, con l’essere bianco e nero al contempo. Berlusconi portò anche la componente eroica, il Cavaliere, l’eroe che ha compiuto l’Impresa così come il lato di Pan, il membro perennemente eretto, il corteo di Ninfe, tutte cose che misero molto in subbuglio l’immaginario politico Senex che lo aveva preceduto. Ma Berlusconi era preso dalla sua egomania, e come ogni egomane finì  per autodistruggersi. Un’egomania conservatrice e reazionaria, che contraddiceva come un’ombra permanente anche il suo lato rinnovatore.

Ma torniamo al lato puer  dei 5 stelle. La loro proposta politica è apparentemente ingenua perché salta le mediazioni della politica, i ben noti corpi intermedi, per converso esalta la democrazia diretta, la partecipazione, uno uguale a uno, la negazione della gerarchia ecc. Tutte cose che irritano profondamente lo spirito Senex della politica e anche dei suoi commentatori, grigi, pesanti, immobili, incapaci di saltare le mediazioni, di spostarsi dalle loro opposizioni logiche, dalle categorie della coerenza, della stabilità, della fatica.

Così, a sinistra come a destra, i “grillini”, una specie di famiglia di piccoli grilli saltellanti e indecenti, appare insostenibile, una vera provocazione, una pulce che prude nell’orecchio. Al punto che i loro comportamenti impediscono alla sinistra totalmente egemonizzata dalla sindrome saturnina di riconoscere aspetti aurorali del loro messaggio politico (la dignità del lavoro, il reddito universale, La sensibilità verso gli sfruttati ecc.). In questo poi si dovrebbe anche fare un ragionamento su Renzi, che sfugge un po’ all’immaginario senex ma che di fatto, con le sue politiche sempre più prive di energia “rottamatrice”, ha finito per spegnersi da solo. Anche in lui, nel “bullo”, comunque, comparivano aspetti di Ermes ingannatore che potevano risvegliare le componenti più vivaci di un dibattito politico rimasto sempre estremamente lento e impotente.

Ma torniamo a Di Maio. In Di Maio c’è anche una componente febbricitante che lo può assimilare a un roditore. Così, tanto quanto lui è veloce, sgattaiolante e furbo, Salvini appare bovino, con il muso piegato a terra, incapace di veder al di là del proprio territorio, conservatore, preoccupato della sua sicurezza, immobile benchè oscuramente astuto. Il muggito sordo di Salvini, strascicato e erboricolo, fa da contraltare allo squittio farraginoso di Di Maio, e costituisce una coppia archetipica che ha comunque un suo potere che credo sia importante riconoscere.

Così come la coppia Di Maio Di Battista, che sono  entrambi figli, dunque Puer (con la segnalazione inserita nel cognome come di-scendenza), il Maggiore e il Battista (e non si può non notare anche una risonanza cristica rafforzata dal forte impegno verso i poveri delle loro proposte ma anche dal tono evangelico della loro visione salvifica), l’uno più centrato e l’altro più vagabondo, l’uno al potere, l’altro al margine. Insieme configurano però un vasto orizzonte, perché alla centratura vitale di Di Maio, corrisponde l’erranza in luoghi estremi di Di Battista. Insieme, aprono l’orizzonte, vedono largo, tanto quanto Salvini invece è costretto a rimanere impegolato nel suo riquadro di pascolo senza orizzonte.

Ora, il Trickster Grillo, l’infante Di Maio, l’eretico e errabondo Di Battista, costituiscono una trinità interessante in ambito simbolico, perché inaugurano di fatto un immaginario completamente nuovo nella politica contemporanea, che è estremamente indigesto all’immaginario inamovibile della politica italiana. E’ chiaro che non è solo questo il motivo per cui vengono combattuti. La loro visione è lunga, comporta un mondo edenico, utopico, da cui sia stato bonificato il peccato del lavoro (in loro l’elemento lavoro ritorna alla sua figurazione di sofferenza e di pena e non di realizzazione come l’illuminismo  e l’etica protestante lo hanno fatto diventare). Un mondo più vicino alla natura, contrario alle Grandi Opere, perché il compito umano vicino alla Natura si fa con le Piccole Opere, con la Manutenzione dell’esistente, non con gli sforzi erculei dell’eroismo industriale.

Si tratta di una visione utopica che, come ogni utopia, contiene in sé ovviamente germogli di importante vivificazione della politica, che purtroppo risultano indecifrabili al Senex che ci arrocca sulle sue coerenze, sul suo spirito saturnino e giudicante, sulla sua insofferenza per i sogni e le visioni.

Ebbene, io credo che invece, e mi rivolgo soprattutto alla sinistra, occorrerebbe una mediazione, una maggiore ospitalità per questo spirito puer, ermetico, errante e visionario. Perché è proprio ciò che da tanto tempo manca alla cultura di sinistra e che pure le era caratteristico, almeno in parte, alle origini e nei suoi momenti di maggiore euforia.

Allo stesso modo, l’andatura Puer, saltellante e talora imprevidente, stolta nel senso di spontanea e irriverente, arrischiata e rischiosa, sempre sul rischio di smarrirsi, ha necessità di un’integrazione con i limiti del Senex, con le mediazioni imposte, con qualche traccia più sicura. E’ molto importante che questo lo faccia la sinistra, rinverdendo il suo spirito brillante, facendosi più visionaria e integrando con la nuova forza giovane il suo sapere. Da questa integrazione potrebbe rinascere una prospettiva vitale e una rigenerazione del sogno di trasformazione in una società più giusta ma anche più libera, più equa ma anche più gaia, più solida ma anche più fantasiosa.

Il problema è che per ora, questa integrazione la sta facendo la massiccia pesantezza del bovino Salvini e della sua Lega (che lega, che frena, che radica e immobilizza). E questo invece non è un buon matrimonio per il nostro futuro.

 

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